La crisi economica che sta colpendo i Paesi occidentali più industrializzati è nata come crisi finanziaria negli Stati Uniti nel 2007 e si è poi estesa come devastante declino di tipo strutturale sull’intero sistema capitalistico. Le ripercussioni sul sistema produttivo italiano sono state così gravi da portare allo stallo, soprattutto le medie e le piccole imprese. A ciò ha contribuito anche il sistema creditizio, avaro di credito verso le aziende in difficoltà o impegnate in complesse manovre di riposizionamento sui mercati internazionali. L’obiettivo di questo lavoro è di illustrare quanto è accaduto e sta accadendo in Italia nel rapporto tra imprese e istituti di credito, per meglio comprendere gli sviluppi di una interrelazione compromessa dalla recessione. Per fare ciò è stato necessario capire quali siano state le cause, i protagonisti, gli strumenti e i fattori che hanno determinato la situazione attuale. La finanza fine a se stessa ha dimenticato di essere al servizio delle imprese, soprattutto quelle che creano benessere per la collettività e le famiglie. Il quadro che ne viene fuori non è incoraggiante. Non mancano tuttavia segnali positivi che potrebbero fare emergere l’Italia dal “pantano” della recessione. Inoltre, il prevalere dell’economia sulla politica e dei valori prettamente finanziari su quelli etici hanno fatto dimenticare che il vero motore dello sviluppo è la salvaguardia della persona e del suo diritto al lavoro. Il ritorno a principi etici e, con essi, la condivisione di nuovi approcci tra soggetti economici come imprese, banche, famiglie e gli stessi organi istituzionali possono essere vie, possibili e auspicabili, per uscire dalla più grave crisi del sistema capitalistico occidentale dopo quella del 1929.