Nel corso del suo lungo itinerario filosofico Paul Ricoeur ha condotto un lavoro fenomenologico-ermeneutico che gli ha permesso di evidenziare il potere del linguaggio poetico di rivelare sempre nuove dimensioni dell’essere e, in modo particolare, dell’essere del Sé. Egli ha criticato la concezione dominante nella storia del pensiero occidentale che considera il linguaggio come un mezzo di rappresentazione e di descrizione della realtà. Alla luce di questa critica, Vereno Brugiatelli fa emergere dai testi ricoeuriani che il linguaggio poetico, considerato nell’ambito del circolo ermeneutico di carattere ontologico, stabilisce altre modalità di relazionare il linguaggio al reale mediante la sospensione della modalità diretta stabilita dal linguaggio rappresentativo e descrittivo. In stretta relazione con questa tematica, l’Autore mette in rilievo i seguenti esiti del pensiero ricoeuriano: 1. il linguaggio presuppone una dimensione ontologica ed è, per sua natura, aperto alla realtà extralinguistica; 2. la prospettiva ermeneutica esalta la «veemenza ontologica» del linguaggio poetico e il suo potere di ri-creare mondi significativi; 3. è possibile comprendere se stessi e riorganizzare il proprio modo di «essere-al-mondo» avvalendosi del giuoco delle interpretazioni dei testi poetici; 4. le nozioni di «verità», «essere» e «realtà» cambiano con il mutare delle strategie linguistiche intraprese per esprimere l’extralinguistico.