L’Italia centrale tirrenica nel VII sec. a.C. è ormai da tempo pienamente inserita in un ricco circuito di scambi e commerci a livello mediterraneo. In questo complesso quadro di scambi e contatti, che hanno portato a una radicale trasformazione in ampi settori dell’Italia preromana, uno degli aspetti forse più evidenti e facilmente percepibili è l’evoluzione nelle produzioni artigianali etrusche e italiche di un interessante e variegato bestiario fantastico, che in buona parte affonda le sue radici in ambito lato sensu orientale e greco, ma la cui sopravvivenza nel corso del VII secolo a.C. e oltre, è in un certo senso garantita dalle differenti riletture locali, che spesso rielaborano liberamente i modelli allotri dando vita a figurazioni parzialmente o del tutto nuove.
Il volume Il bestiario fantastico di età orientalizzante nella Penisola Italiana, che inaugura i Quaderni della serie Aristonothos, Scritti per il Mediterraneo Antico, ha lo scopo di creare un dossier di partenza, con il fine di attirare attenzione sul fenomeno e suscitare un dibattito, coinvolgendo studiosi che da diversi punti di vista (archeologico, storico artistico, antropologico, ecc.) e a diversi gradi di approfondimento, hanno incontrato nella propria ricerca questo aspetto della cultura figurativa.