I migranti viaggiano nello spazio e nel tempo per raggiungere i Paesi di destinazione. Questo è il loro primo viaggio. C’è un altro viaggio che i migranti compiono, ma in questo caso si tratta di un viaggio immoto, che avviene senza spostamento e che affiora tra le righe del confronto fra le collocazioni temporali di nativi e migranti viventi nel medesimo territorio.
Amalgamando contributi teorici e dati empirici, il volume propone una lettura inedita del fenomeno migratorio che, utilizzando la lente delle politiche temporali, mostra un aspetto dell’alterità che resta celato ad altri approcci di indagine. In base a questa analisi i migranti appaiono confinati in una sorta di apartheid temporale, generata da scelte politiche e meccanismi sociali, entro la quale si vive secondo i parametri di un’altra epoca. Migranti e nativi risultano così «specie» simpatriche ma allocroniche, cioè gruppi che condividono lo stesso spazio ma non il medesimo tempo sociale.