Il libro prende in esame le vicende del gruppo sindacalista rivoluzionario romano tra il 1904 e il 1907, cioè il suo periodo più fulgido, che coincide con la leadership di Enrico Leone e, al contempo, con la prima vera crisi del “sistema” giolittiano. In questo torno di tempo Roma si accredita progressivamente come “capitale dell’azione diretta”, ovvero come centro direttivo d’una iniziativa “sindacalista” complessa, multiforme, che tenta d’egemonizzare il processo costitutivo della Confederazione Generale del Lavoro, di modificare sensibilmente la linea strategica del Psi, quindi d’assicurare uno sbocco non “popolarista” alle imponenti lotte proletarie d’inizio Novecento, entrate fra il 1905 e il 1906 nella fase più matura e acuta. A partire dalla vicenda del gruppo romano – che annoverò tra le sue file figure d’una certa importanza, come Paolo Orano, Alceste De Ambris, Michele Bianchi, Romolo Sabatini, Paolo Mantica, Cleobulo Rossi e molti altri – si snoda pertanto la trama d’una storia che lega fra loro più piani d’analisi e dimensioni della ricerca: il sindacalismo “puro” leoniano e la sua volontà di trasformare l’azione diretta in un momento istituzionale e unitario del movimento operaio italiano; la particolare attitudine del gruppo, quindi il legame con alcuni segmenti del sindacalismo riformista e il tentativo di farne il fulcro d’una iniziativa egemonica; il ripudio del sorelismo, dell’anarcosindacalismo e parimenti della prospettiva politica caldeggiata da Arturo Labriola e dal gruppo sindacalista rivoluzionario milanese, raccolto attorno al giornale Avanguardia socialista; il rapporto con la tradizione operaista italiana e col tradeunionismo inglese, quindi la particolare sensibilità “laburista” dell’azione diretta romana e il contrasto col cégétisme; il ruolo del gruppo leoniano e il suo peso complessivo nello scontro tra fazioni interno al Psi, all’Estrema e al movimento sindacale, tutt’uno con la prima forte crisi novecentesca della classe politica nostrana; la dimensione “locale” del movimento operaio romano, che fino all’elezione a sindaco d’Ernesto Nathan fu un’autentica roccaforte del gruppo leoniano. Di questo complesso di temi e problemi, il libro si occupa minuziosamente, legandoli gli uni agli altri sino alla débacle della prospettiva leoniana, ancorando perciò la storia del sindacalismo “puro” alla storia dell’Italia “giolittiana”, nell’ambito della quale il gruppo romano giocò, per un periodo breve ma di straordinaria importanza, una partita di prim’ordine in campo politico e sindacale.