Questo volume è dedicato alla questione della “ragion di Stato” affrontata attraverso il confronto delle principali riflessioni maturate intorno al Cinquecento e al Seicento. La centralità del tema in questo periodo è segnalata dall’ampiezza della diffusione della locuzione ragion di Stato che, in un primo tempo, si diffonde in ambito politico poi, ben presto, è accolta nel linguaggio comune. Sono fondamentali, ai fini dell’approfondimento della questione e delle sue implicazioni, le acute intuizioni di Machiavelli sull’agire politico indagato realisticamente. Pur in presenza di numerosi contributi a sostegno della preminenza delle esigenze dell’attività politica sui limiti imposti alla condotta umana dai precetti morali e religiosi, la risposta dottrinale alle enunciazioni del Segretario, in particolare da parte dei pensatori della Controriforma, è ugualmente incisiva e oppone a quella che è definita una ‘cattiva’ ragion di Stato, perché in antitesi con la morale e le leggi di Dio, il disegno dottrinale di una politica congiunta con la teologia.