Fra i soggetti iconografici diffusi in Etruria dalle ceramiche di importazione ateniese, l’immaginario musicale costituisce indubbiamente un tema degno di interesse, non solo nei termini del versante greco della produzione, ma anche a partire dall’angolo di visuale degli acquirenti etruschi di tali oggetti. Se da un lato, ai fini della delineazione di un quadro più completo della musica della Grecia antica nelle sue diverse declinazioni, il corpus documentale dei vasi greci rappresenta un prezioso terreno di indagine, d’altro canto l’analisi dell’impiego di immagini di strumenti ed eventi sonori di marca allogena in Etruria risulta altrettanto significativa, soprattutto in relazione a un orizzonte musicale, quello etrusco, che si va delineando negli ultimi decenni come peculiare. La presente ricerca ha preso in esame vasi di importazione attica di VI e V secolo recanti raffigurazioni a carattere sonoro rinvenuti nell’area di Tarquinia e del santuario emporico di Gravisca, conservati al Museo Nazionale Tarquiniense e in diversi musei europei ed extra-europei. A una prima sezione, relativa alla disamina delle diverse immagini, suddivise in base al tipo di strumento rappresentato, fa seguito un’analisi nella quale si è tentato di evidenziare possibili ricorrenze di temi, soggetti e repertori o, di contro, eventuali lacune nelle attestazioni degli stessi. Lungi dal voler giungere a conclusioni specifiche o generalizzanti, i dati offerti dalla documentazione esaminata inducono soprattutto a porsi interrogativi sulla possibilità che alcune iconografie particolarmente popolari fra gli utenti tarquiniesi dei vasi fossero state selezionate e utilizzate consapevolmente o, al contrario, che l’assenza o la scomparsa di determinati soggetti potesse essere stata dettata da mutamenti non solo ascrivibili alla produzione greca, ma anche alla ricezione locale, come espressione di dialettiche sociali non sempre definibili.