Un dittatore a Hollywood: il caso Aristotele racconta come il cinema americano sia stato influenzato dai canoni della Poetica del filosofo greco filtrate attraverso il Rinascimento. L’impatto della Poetica è stato tale nel corso dei secoli che si è parlato spesso di scuole neoaristoteliche – presenti a nostro avviso anche agli albori dello studio-system – che hanno contribuito alla nascita dell’esperienza cinematografica più rilevante, almeno da un punto di vista produttivo. Mentre sul finire degli anni Sessanta, con l’avvento della New Hollywood, è facile individuare teorici neoaristotelici come Syd Field, Robert McKee, Chris Vogler o Linda Seger, la questione diventa più complessa per la Golden Age. Dai teorici della Columbia University agli inizi del Novecento come Brander Matthews, Victor Oscar Freeburg e Francis Taylor Patterson, passando per Frank Capra di cui abbiamo analizzato La donna del miracolo, perfetto esempio di three act structure, fino ad Alfred Hitchcock, vero e proprio detentore del sapere antico, abbiamo tracciato alcuni percorsi all’interno del cinema classico americano caratterizzati dal fantasma di Aristotele.