La Mitteleuropa è stata un laboratorio che ha anticipato la visione apocalittica del vuoto di valori, della deriva scettica, dell’impossibilità di decidersi per una delle infinite possibilità contemplate, del nichilismo; ma è stata anche una realtà essenzialmente plurale, «un crogiolo di lingue, popoli, etnie, genti, religioni e mentalità diverse, antiche, abbarbicate a radici arcaiche, caparbiamente fedeli a consuetudini ataviche, eppure attratte vicendevolmente, interessate a conoscere, sceverare, confrontare, pesare, commisurare, nominare» (Marino Freschi). Il progetto di un’Europa Unita deve qualcosa al rimpianto dell’Impero austro-ungarico, che la nostalgia ha rivisitato come baluardo preventivo contro i nazionalismi e a difesa dalle prevaricazioni e dagli insulti alla dignità, identità e sicurezza dei popoli.